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dai GIORNALI di OGGI

CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO

Parlamentari in carcere per Ferragosto

"Il Papa celebri messa a Rebibbia"

Lettera del cappellano del carcere romano alla vigilia dell'iniziativa dei Radicali che coinvolge 150 politici

2009-08-14

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2009-08-14

CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO

Parlamentari in carcere per Ferragosto

"Il Papa celebri messa a Rebibbia"

Lettera del cappellano del carcere romano alla vigilia dell'iniziativa dei Radicali che coinvolge 150 politici

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NOTIZIE CORRELATE

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La lettera di don Spriano

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L'appello ai vescovi italiani

Carceri sovraffollate (Fotogramma)

Carceri sovraffollate (Fotogramma)

Il cappellano del carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso, don Sandro Spriano, ha scritto una lettera a Benedetto XVI per denunciare il degrado in cui vivono i 1.600 detenuti e invitare il Papa a celebrare nel penitenziario la messa di Ferragosto. Una visita necessaria, scrive il cappellano, per vedere "i corridoi e le stanze dove gli 'ospiti' trascorrono immobili almeno venti ore della loro giornata: quattro detenuti in celle per due, otto in celle da quattro". La lettera di don Spriano arriva alla vigilia della mobilitazione politica lanciata dai Radicali.

Più di 150 deputati, senatori, consiglieri regionali e garanti per i diritti dei detenuti parteciperanno a "Ferragosto in carcere", la mobilitazione che nelle giornate del 14, 15 e 16 agosto aprirà le porte dei 221 istituti penitenziari italiani. Secondo gli organizzatori, si tratta della visita ispettiva più imponente mai realizzata e produrrà dati aggiornati sulla sistema carcerario nazionale. I radicali hanno scritto anche al cardinale Angelo Bagnasco, presidente delle Cei, perchè inviti i vescovi a partecipare all'iniziativa.

Celle fatiscenti a Regina Coeli (Foto Proto)

Celle fatiscenti a Regina Coeli (Foto Proto)

A ROMA E IN TUTTA ITALIA - Nel Lazio la visita riguarderà il non solo le carceri romane, ma anche quelle di Cassino, Velletri (dove si recherà Paola Binetti, deputata Pd) e Rieti dove è previsto il giro del senatore del Pdl Angelo Maria Cingolani. "Accompagnerò Marianna Madia (deputata del Pd, ndr) a Regina Coeli e nel carcere minorile di Casal Del Marmo - spiega Rita Bernardini, la deputata Radicale che coordina l'iniziativa -. Faremo ulteriori verifiche su queste e sulle altre strutture del Lazio. La lettera di don Spriano fotografa perfettamente quello che avviene a Rebibbia. Forse nell'ultimo anno qualcosa è migliorato a Regina Coeli, ma il carcere è vecchio e restano ancora mille problemi da risolvere".

La visita ispettiva riguarderà tutta Italia, dal Nord al Sud. Tra i personaggi eccellenti che passeranno il Ferragosto in carcere spiccano i nomi dell'europarlamentare Rita Borsellino che visiterà il carcere di Favignana e Trapani, il suo collega Pancho Pardi (Italia dei Valori) a Grosseto e Benedetto Della Vedova (deputato Pdl) che andrà a Fossombrone, in provincia di Pesaro Urbino. Emma Bonino, invece, andrà nel penitenziario dell'Isola di Gorgona.

"Con questa visita tutti potranno rendersi contro dei problemi del sistema carcerario - aggiunge la Bernardini - e conoscere direttamente il difficile lavoro quotidiano di direttori, agenti, medici, psicologi, educatori e detenuti. Spero che da questa ricognizione venga fuori un grande discussione politica e delle soluzioni concrete".

Rita Bernardini dei Radicali

Rita Bernardini dei Radicali

CONTRO IL SOVRAFFOLAMENTO - L’iniziativa dei Radicali ha lo scopo di denunciare il sovraffollamento e le pessime condizioni di vita nei penitenziari, anche quelli destinati ai minori. Per tre giorni, quindi, deputati, senatori e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici si uniranno alla "comunità penitenziaria" per una ricognizione approfondita di una realtà che registra oggi un numero mai visto prima: 64 mila esseri umani stipati in spazi che potrebbero ospitarne legalmente solo 43 mila.

"La politica si deve rendere conto di quello che succede dietro le sbarre - dice la Bernardini -. Strutture vecchie, fatiscenti e inadeguate dove vivono i più deboli: tossicodipendenti ed extracomunitari. Spero che da questa ricognizione venga fuori un dibattito parlamentare che impegni il governo a intervenire al più presto". In particolare, secondo la Bernardini, sono due le azioni urgenti da intraprendere: "In primo luogo favorire le pene alternative al carcere e gli arresti domiciliari laddove sia possibile - continua l'esponente Radicale -. E' poi necessario far uscire tutte le persone che in prigione non possono stare. Nel solo carcere di Cagliari ho trovato ben 150 persone con problemi psichiatrici, reclusi senza alcuna assistenza. Lo stesso vale per i sieropositivi, per chi ha altre infezioni che non sono assolutamente compatibili con le restrizioni del carcere". Nei primi sette mesi dell'anno, aggiunge la Bernardini, ci sono state nelle carceri italiane "quasi 100 morti, con 35 suicidi".

NESSUNA RIEDUCAZIONE - Ma la questione va al di là dei problemi sanitari: "Come dice don Spriano, queste persone vivono 20 ore chiuse in cella senza fare nulla. Niente corsi, nessuna rieducazione che gli permetta di non tornare a delinquere quando sono fuori - aggiunge la Bernardini- . Resta disatteso, purtroppo, l'articolo 27 della Costituzione secondo cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".

L'ALLARME DEGLI PSICOLOGI - Alla vigilia della grande iniziativa dei Radicali, a lanciare l'allarme sulla situazione carceraria sono anche gli psicologi. "Nelle prigioni italiane non sono garantiti i livelli minimi di assistenza psicologica" spiega la Società italiana di psicologia penitenziaria (Sipp). "Il carcere nel nostro Paese è fabbrica di disagio psichico e devianza e non luogo di esecuzione della pena in vista della riabilitazione - dice Paola Giannelli, segretario della Sipp -. I 380 psicologi consulenti del sistema penitenziario, più i 19 assunti in ruolo, possono dedicare solo tre ore all'anno a ogni detenuto a causa del sovraffollamento".

Gli psicologi penitenziari ribadiscono poi la necessità di "dare un senso riabilitativo alla pena perchè si ridurrebbero il disagio psichico e i suicidi sempre più frequenti nelle prigioni, e si porrebbero le basi per l'adozione di pene alternative, permettendo di risolvere in parte il problema del sovraffollamento".

Carlotta De Leo

13 agosto 2009

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-08-15

Sovraffollamento drammatico nelle celle del penitenziario napoletano

Capienza sforata di oltre mille unità "E a settembre sarà peggio"

Record di suicidi e celle saune

Viaggio nei "gironi" di Poggioreale

Record di suicidi e celle saune Viaggio nei "gironi" di Poggioreale

dal nostro inviato CONCHITA SANNINO

NAPOLI - Impregnano di acqua il telo meno liso che hanno in cella, poi si arrampicano al muro, lo sistemano tra le sbarre per soffocarne l'alito rovente. E strappano quindici minuti di tregua dall'afa. Lo fanno per sentirsi in piedi. Per non cadere nella spirale delle crisi d'ansia o dei continui ricoveri e ritorni dalle infermerie. Quando va bene.

C'è un nuovo turno nei padiglioni di alcuni penitenziari campani: l'asciugamanista. Si sopravvive anche così nelle carceri del disonore. Padiglioni che esplodono di letti a castello. Stanze per quattro detenuti che ne ospitano fino a undici, come nell'istituto "monstre" di Poggioreale o nella Casa femminile di Pozzuoli. Cameroni con un solo water per otto persone, e neanche una doccia, e i teli continuamente imbevuti d'acqua, come nell'inferno di Fuorni, Salerno. Una prova che per i più fragili o instabili si chiude con la morte, più o meno volontaria.

Sui 30 suicidi di detenuti registrati in Italia nei sette mesi del 2009, 5 sono avvenuti in Campania. "Qui il sovraffollamento tocca punte massime", spiega Dario Dell'Aquila, dell'associazione Antigone. Nei nostri istituti ci sono complessivamente oltre 7.250 persone a dispetto dei 5.300 posti. E per ogni detenuto che muore, ve ne sono almeno sei a settimana che si feriscono per protesta, o denunciano crisi di panico, patologie". È il malessere che la burocrazia archivia come "eventi critici", senza fornirne i dati.

Lo sforamento più clamoroso abita ancora a Poggiorale: oltre 2300 i presenti, ieri, contro i 1.385 della "capienza regolamentare". Ma la nuova impennata tornerà a settembre. Dalle 7 del mattino, code chilometriche di familiari in attesa assediano gli ingressi, per accedere ai colloqui. Don Tullio Mengon, il cappellano, l'ha denunciato spesso: "Sono scene da terzo mondo". Il direttore di Poggioreale, Cosimo Giordano, (responsabile del penitenziario toscano di Porto Azzurro, nei giorni drammatici della rivolta dei detenuti, 25 agosto 1987) non lo nasconde. "Direi anche quarto mondo. Eppure, sono fiducioso.

Al Ministero sono stati approvati progetti importanti di ristrutturazione, e sembra ci siano anche i fondi".

Dentro, per ora, restano rabbia, disperazione. "Detenuti di ogni età, anche i più diligenti, sollevano gli occhi e ti chiedono spazio, aria", racconta suor Lidia Schettini, da 32 anni volontaria nel borbonico penitenziario. "Sono molto preoccupata. Con i miei 70 anni, vengo quasi ogni giorno in queste celle, mi illudo che anche una bottiglia d'acqua, o un accappatoio o un paio di scarpe mitighi la sofferenza.

Al padiglione Milano, poco fa, un ragazzo albanese era raggomitolato su se stesso. Il medico lo aveva appena visitato, aveva la pressione massima a 90, "non ho la forza di parlare", mi ha detto". Stamane a Poggioreale entreranno per una visita i radicali Marco Pannella e Rita Bernardini. Ieri è toccato all'assessore regionale Alfonsina De Felice e a Samuele Ciambriello visitare i penitenziari di Fuorni e di Pozzuoli.

A chi varca quei portoni, accompagnato dagli instancabili volontari, i detenuti ripetono la stessa parola: "Spazio". Sette metri quadri, imporrebbe la Corte europea. Riflette l'assessore De Felice: "A Fuorni ho visto situazioni preoccupanti. Celle con undici persone e un water accanto a un tavolo.

Gli asciugamani usati come tapparelle. Neanche una doccia. E dei detenuti colpisce la lucidità. Nessuno di loro parla bene dell'indulto, sanno che è stato inutile. Quello che vogliono è scontare la pena in luoghi che non calpestino la loro dignità. Anche se alcuni denunciano una scarsa applicazione della legge Gozzini. Oggi ho scoperto che una donna anziana è appena rientrata a Pozzuoli per scontare un reato che risale al 1993. Anche questo è uno scandalo". Proprio a Pozzuoli, conferma la direttrice Stella Scialpi, "stiamo lavorando ai livelli minimi di sicurezza.

Abbiamo solo cento agenti, divisi in quattro turni, per 160 detenute. A mio rischio e pericolo, prolungo gli orari e concedo straordinari, che Roma ci impone di tagliare. Eppure lo stesso Ministero suggerisce più elasticità nelle telefonate, nei colloqui, nell'assistenza psicologica, dimenticando che anche gli psicologi li hanno tagliati".

Pur nel dramma di oggi, si continua a coltivare la speranza. A Pozzuoli partirà entro sei mesi, grazie ai 200mila euro della Regione e alla determinazione della sua direttrice, Stella Scialpi, un progetto di micro-azienda interna, "Il chicco", la torrefazione del caffè affidato alle detenute e legato al commercio solidale.

(15 agosto 2009)

L'UNITA'

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